18 aprile / 7 luglio 2019

Franco Lancio. 16 Clarisse

Le prime clarisse arrivarono al castello di Ischia nel 1577. Sedici sono quelle che lasciarono definitivamente il monastero nel 1809. A loro, e alle altre suore, è dedicato questo lavoro di purificazione.

 

Silenzio, preghiera, castità, clausura era il cammino delle suore custodito tra le mura del convento fino alla loro morte. Allora il corpo, sottratto alla luce della vita terrena, veniva seduto sugli scolatoi, sedili che raccoglievano lentamente gli umori delle monache svuotandole definitivamente da ogni parte impura.

 

La chiesa dell'Immacolata, al di sopra del Putridarium, accoglie di nuovo le sue ultime monache, raffigurate iconicamente nel fantasma del loro abito su sedici teli sospesi. Il corpo, liquefatto in acqua limpida, sopravvive attraverso il guizzo di pesci rossi, fiammelle vive del loro spirito. Le parole della “regola” ammoniscono e delimitano lo spazio delle clarisse. Il suono delle gocce terse scandisce il tempo e avvolge lo spazio abbacinante della chiesa insieme al Requiem di György Sándor Ligeti. 

 

Il ritmo irregolare delle gocce, che richiama il liquefarsi in acqua limpida del corpo delle clarisse, segue cicli temporali indipendenti, le cui combinazioni aleatorie immergono lo spettatore in un plasma sonoro tridimensionale denso e mutevole. Lo stillare delle gocce ai piedi della madre badessa s’interrompe a intervalli regolari per dare spazio al suono del Lux Aeterna di György Ligeti. Le sedici voci soliste, tante quante sono le suore, cantano simultaneamente il canone Ligeti in una melodia composta da micro intervalli. Seguendo linee indipendendti di diverse velocità, secondo la tecnica polifonica del continuum, si perde inesorabilmente la percezione dell’individuum in favore di un tutto.

 

 

Installazione sonora di Gian Paolo Vitelli.

 

 (Foto © Marco Albanelli - Castello Aragonese d'Ischia / Le foto in bianco e nero sono © Lucia De Luise)